COVID-19 e controllo delle implicazioni cognitive
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Come contrastare la fobia del sangue e dei prelievi.
La fobia del sangue o emofobia, come quella per gli aghi e i prelievi, è diversa dalle altre, perché può far perdere i sensi e presentarsi più pervasiva e invalidante delle altre. Le fobie classiche, cosiddette “specifiche”, consentono generalmente di evitare lo stimolo fobico e un livello di sofferenza minore a chi ne è portatore. Diversamente, quando una persona con la fobia del sangue vede il sangue uscire da una ferita o lo immagina scorrere in un ago da una sua vena, reagisce con un aumento repentino del ritmo cardiaco e della pressione sanguigna. Purtroppo poi, in queste persone, la pressione e il ritmo cardiaco cadono di colpo in pochi secondi, provocando stordimento, sudorazione, visione tubulare, nausea e, spesso, svenimento. Quella che accade in questi casi si chiama “reazione o sindrome vaso-vagale”. Quando il nervo vago, che regola le funzioni di “riposo e digestione” di noi umani, reagisce troppo velocemente, come in questo caso, l’organismo risponde con un improvviso blackout, arrivando generalmente fino alla perdita dei sensi.
Si calcola che la fobia del sangue colpisca tra il 3 e il 5 percento della popolazione europea e le cause di questo disturbo rimangono ancora sconosciute. Alcuni studi sembrano suggerire che questa reazione di origine emotiva potrebbe essere il residuo di un riflesso evolutivo di adattamento all’ambiente. Quando homo sapiens si feriva in una battuta di caccia il riflesso di abbassamento della pressione sanguigna quasi fino allo svenimento poteva autolimitare l’emorragia e dargli un vantaggio di sopravvivenza e di riproduzione.
Purtroppo la fobia del sangue oggi ha perduto il valore di questo vantaggio evolutivo e oltre a nuocere al benessere del singolo mostri alcuni costi sociali perché tende ad allontanare le persone dai controlli medici per la propria salute e soprattutto allontana dalla donazione del sangue, che costituiscono atti molto importanti per la salute pubblica.
Affrontare l’emofobia di solito richiede il supporto di uno psicologo o di uno psichiatra che può aiutare a identificare gli stimoli specifici che determinano la paura irrazionale e a un ciclo di psicoterapia cognitivo-comportamentale per una de-sensibilizzazione efficace.
Qualche tecnica di desensibilizzazione possiamo tuttavia tentare di applicarla da soli. Una di queste viene definita tensione applicata. Consiste nel reagire allo stimolo visivo o cognitivo del sangue imparando a contrarre contemporaneamente i muscoli delle braccia, del busto e delle gambe per 10-15 secondi, e fino a quando non si avverte una sensazione di calore al viso. Questo esercizio e la sua ripetizione, in presenza di stimoli visivi legati al sangue, mette la persona in grado di rispondere allo stimolo limitando il calo di pressione e a contrastare la sensazione di impotenza che sempre accompagna il treno di reazioni neurovegetative del disturbo. Se avete già sperimentato la fobia del sangue, degli aghi e dei prelievi, provate anche voi ad applicare questi esercizi di tensione muscolare, magari prima e/o durante un prelievo o la visione di sangue. Poi fatemi conoscere le vostre impressioni e come è andata scrivendo al mio indirizzo di studio: studiopsi.mg@gmail.com.
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